Analizzarsi, ovvero mettersi in discussione, questo è quanto un compositore deve fare; l'opera diviene pretesto per
relazionarsi con il mondo empirico che sfugge alla nostra percezione, l'operare nell'opera fa sì che l'artista si rivesta
di una consapevolezza unica che lo porta a conoscere nel profondo il proprio rapporto con il mondo.
Tuttavia l'autoanalisi non è facile, essa è un percorso che riporta indietro, infatti si attua solo al termine dell'opera,
nel contesto formale finito, quindi lo scopo di ciò, sta proprio al mero atto di darsi ragione del lavoro fatto.
La difficoltà di lettura sta nel fatto che, col passare del tempo si perde la logica usata alla
costruzione quindi non più riproducibile, in effetti sia la forma che il controllo intervallare rimangono "fermi"
alla loro stesura finale; questo comporta anche problematiche molto profonde quando non si scoprono i processi costruttivi
consolidati.
Da parte mia l'autoanalisi è un' atto fine a se stesso ed ha scopo solo per autoleggersi a posteriori
od eventualmente essere il serbatoio generativo di nuovi o già collaudati eventi!